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Il vertice sul clima di New York e l’impegno che servirebbe

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Tratto da Qualenergia
Il vertice sul clima di New York e l’impegno che servirebbe: cosa ci dice la scienza
Le maggiori organizzazioni scientifiche mondiali hanno diffuso una sintesi dei dati più importanti sui cambiamenti climatici. Bisogna almeno triplicare gli sforzi per ridurre le emissioni.
Mentre è in corso il vertice speciale dell’ONU sul clima a New York – il Climate Action Summit, l’incontro voluto dal segretario generale Antonio Guterres per fare il punto sulle misure con cui ridurre le emissioni inquinanti – e mentre proseguono le manifestazioni globali di studenti e cittadini contro il cambiamento climatico, le principali organizzazioni scientifiche hanno diffuso un nuovo “super-documento”.
Come ricorda già dal titolo, United in Science, il rapporto è una sintesi di tutta la scienza più recente sul clima, con i contributi, tra gli altri, della World Meteorological Organization (WMO), del programma ambientale dell’ONU (Unep, United Nations Environment Programme) e dell’IPCC, l’organismo internazionale che studia i cambiamenti climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change).
messaggi-chiave sono riassunti nello schema seguente.
Il punto fondamentale, rimarcato dagli scienziati, è l’enorme “buco” tra gli obiettivi stabiliti negli accordi di Parigi per la riduzione delle emissioni e i risultati raggiunti finora.
Così le attuali politiche sono del tutto insufficienti.
Gli sforzi per tagliare le emissioni andranno triplicati al 2030 per provare a limitare l’aumento delle temperature medie terrestri a 2 gradi centigradi, perfino quintuplicati per rimanere agganciati al traguardo di +1,5 gradi di surriscaldamento, secondo le stime elaborate dall’Unep.
Intanto nel 2018, si legge nella sintesi online dei dati, le emissioni di CO2 sono cresciute del 2% in confronto ai dodici mesi precedenti, toccando il record di 37 miliardi di tonnellate; peraltro, non c’è alcun segno di un’inversione stabile di tendenza né di un prossimo “picco” delle emissioni.
Mentre la WMO evidenzia che il 2015-2019 con ogni probabilità diventerà il quinquennio più caldo della storia con una media di +1,1 gradi centigradi in confronto all’epoca preindustriale (1850-1900) e una serie di conseguenze negative per il nostro Pianeta, come l’intensificarsi dello scioglimento dei ghiacci artici e il costante aumento della concentrazione di gas-serra nell’atmosfera.
Ricordiamo poi che l’IPCC ha pubblicato ad agosto un rapporto speciale sulle relazioni tra cambiamenti climatici e utilizzo eccessivo dei suoli da parte dell’uomo: il messaggio degli scienziati allora è duplice, perché bisogna non soltanto ridurre con urgenza le emissioni, ma anche definire politiche per tutelare gli ecosistemi, proteggere le foreste e alleggerire la pressione umana sulle risorse naturali.

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