L’Onu avverte i Grandi sull’ambiente: “Basta centrali a carbone entro il 2020”
Il segretario Guterres: «Non è più una questione climatica, ma di sopravvivenza». Trump diserta il summit
PAOLO MASTROLILLI
DALL’INVIATO A NEW YORK. Niente più centrali elettriche a carbone dopo il 2020; stop ai sussidi per l’energia fossile, da trasferire invece sulle fonti rinnovabili; piani concreti per ridurre le emissioni dei gas serra del 45% in un decennio, e arrivare a zero emissioni nel 2050. Sono i principali obiettivi che il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres spera di centrare, o quanto meno avvicinare, con il Climate Action Summit di oggi.
Il suo inviato speciale Luis Alfonso de Alba, che ha preparato il vertice, ha spiegato così l’emergenza a La Stampa: «Gli obiettivi sono molto ambiziosi, perché lo richiede l’emergenza in corso. Non abbiamo più tempo per negoziare, il vertice deve rappresentare l’inizio di un nuovo processo per implementare gli impegni presi. Ma quelli di Parigi non bastano più, perché nel frattempo la situazione è peggiorata. Quindi se vogliamo davvero contenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi, gli Stati dovranno raddoppiare o anche triplicare le loro iniziative concrete».
La situazione è drammatica. Secondo i dati dell’Onu, le emissioni globali stanno raggiungendo livelli record, e non danno segno di rallentare. Gli ultimi 4 anni sono stati i più caldi di sempre, e le temperature invernali dell’Artico sono aumentate di 3 gradi dal 1990. I livelli del mare salgono ovunque, e persino la Grande Barriera corallina australiana sta morendo. Guterres ha avvertito che non è più una questione ambientale, ma una vera minaccia per i sistemi di vita, l’alimentazione, la salute e quindi la sopravvivenza di molti Paesi. Una crisi che a causa della scarsità delle risorse, e i danni già causati dai cambiamenti climatici, sta anche provocando tensioni politiche che alimentano guerre, migrazioni e terrorismo.
Nonostante l’emergenza, l’Onu ritiene ancora che agendo subito, nell’arco dei prossimi 12 anni potremmo contenere l’aumento delle temperature sotto i 2 gradi centigradi, anche a 1,5 gradi sopra i livelli dell’epoca pre industriale. Per riuscirci, de Alba ha elencato così gli obiettivi da ottenere al Summit: «Non costruire più centrali elettriche a carbone dopo il 2020, ma nello stesso tempo i Paesi che lo estraggono dovrebbero anche smettere di esportarlo. Cancellare tutti i sussidi statali per l’energia fossile, altrimenti si continuerà ad alimentarla, ed investire invece i soldi nelle fonti rinnovabili che possono rimpiazzarla. I governi devono presentarsi con piani concreti per aumentare i contributi nazionali alla lotta contro il riscaldamento globale da subito, entro il prossimo anno. E questi piani dovranno essere in linea con l’impegno a ridurre le emissioni dei gas serra del 45% in un decennio, e arrivare a zero emissioni nel 2050».
I lavori saranno suddivisi in 9 coalizioni di Paesi, che presenteranno progetti per altrettanti «portafogli di azione». Anche le aziende private dovranno contribuire, come hanno fatto le circa 90 multinazionali del gruppo «We Mean Business», da Nestlé a Nokia, che ieri hanno annunciato l’impegno ad arrivare a zero emissioni entro il 2050, o almeno applicare alla lettera i parametri dell’accordo di Parigi.
La marcia globale di venerdì originata dalla giovane attivista svedese Greta Thunberg ha dato nuovo slancio al vertice, ma restano forti resistenze. .......Continua su La Stampa
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