Dieci richieste (più una) per ricostruire il mondo dopo la pandemia
Oltre 60 organizzazioni lanciano un messaggio alla vigilia dell’Eurogruppo: dalla crisi non si esce con gli eurobond, ma mettendo in discussione il paradigma che l’ha generata
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La pandemia sta mostrando la fragilità delle nostre società , delle forme di economia e democrazia. Di fronte a questa evidenza solare non è possibile accettare che le proposte avanzate da istituzioni, parte del mondo scientifico e universitario e delle imprese, tentino di riportarci al fallimentare schema precedente.
Per questo, più di 60 organizzazioni e movimenti della società civile hanno voluto lanciare un messaggio oggi, alla vigilia del vertice dell’Eurogruppo che dovrebbe decidere il futuro prossimo del nostro paese e dell’Europa.
Le ricette sul tavolo sono insoddisfacenti, perché dimostrano una drammatica coerenza con il pensiero che ha generato questa crisi planetaria. Una crisi non disgiunta dall’emergenza ecologica o dal collasso sociale, ma che ne rappresenta un altro volto. Per essere efficace, la risposta deve andare alla radice del problema, prendendo di petto i fattori che rendono le nostre società così vulnerabili e diseguali.
“Noi chiediamo che i flussi economici mobilitati in queste ore e nel futuro siano sottoposti a rigorose e partecipate valutazioni d’impatto – si legge nell’appello – Vogliamo che inneschino e accompagnino una irrimandabile transizione ecologica, vincolando spese e investimenti al rafforzamento dei servizi pubblici essenziali, alla equa remunerazione e protezione dei lavoratori e alle produzioni non inquinanti”.
“Siamo contrari all’ennesimo salvataggio indiscriminato delle grandi imprese insostenibili a scapito delle persone e dei territori – prosegue il documento – così come non accettiamo passivamente soluzioni securitarie non bilanciate da misure altrettanto energiche di prevenzione e cura. Non tolleriamo violazioni della privacy e sospensioni dello stato di diritto sull’onda dell’emergenza”.
Le ricette per risollevare il sistema dalla crisi del 2008 hanno esacerbato la povertà e le diseguaglianze, “ma una auspicabile e importante mobilitazione di risorse per contrastare il Coronavirus ci offre l’opportunità di cambiare strada – scrivono gli attivisti – Questa è forse l’ultima occasione per indirizzare gli sforzi verso la ricostruzione di una società equa ed ecologica, condizionando gli aiuti a profonde riforme del sistema scientifico, economico e produttivo per dotare le società di una maggiore resilienza.
L’appello lancia 11 richieste per invertire la rotta:
- coinvolgimento della società civile e trasparenza nell’elaborazione delle risposte alla crisi
- aumento dello spazio di contrattazione collettiva dei lavoratori per evitarne l’impoverimento
- misure innovative come il reddito di base contro povertà ed emarginazione
- tassazione congrua su rendite parassitarie e profitti delle imprese multinazionali
- ripubblicizzazione piena dei servizi essenziali come acqua, energia, trasporti, sanità e istruzione
- abbandono dei vincoli di spesa e di indicatori fallimentari o inadatti a stimare la performance economica dei paesi
- interruzione e revisione di tutti gli accordi di liberalizzazione commerciale, in atto o in fase negoziale
- finanziamento immediato di obiettivi più ambiziosi del Green deal, vincolando i trasferimenti economici alle imprese destinatarie di aiuti in questa fase
- riorientamento delle spese militari
- moratoria su trivellazioni e grandi opere, cancellazione dei sussidi ad esse dedicati
- liberazione del sistema scientifico da interessi privati e commerciali, per orientare la ricerca all’interesse pubblico
“Questi sono alcuni dei nodi da portare alla luce in un nuovo dibattito pubblico che vogliamo il più ampio e partecipato possibile – conclude il documento – Insieme possiamo fare tesoro di questa crisi, costruire una reazione decisa al cambiamento climatico, lavorare al rafforzamento delle democrazie e delle idee più progressive di cooperazione dell’umanità nella rete della vita”.
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