COMUNICATO STAMPA
ALL'UDIENZA DEL PROCESSO TIRRENO POWER IL CONSULENTE DELLA PROCURA CONFRONTA LA SITUAZIONE DELL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO ANTE E POST CHIUSURA DEI GRUPPI A CARBONE DELLA CENTRALE:
NETTISSIMA RIDUZIONE DEGLI INQUINANTI,
"MACROSCOPICO E INCONTROVERTIBILE" AUMENTO DELLA BIODIVERSITA' LICHENICA
TOTALE ED ASSOLUTA INATTENIBILITA' DELLO STUDIO ARPAL 2018
La consulenza tecnica presentata quest'oggi evidenzia i notevoli effetti e i benefici sulla qualità dell'aria prodotti dalla chiusura dei gruppi VL3 e VL4 della centrale, avvenuta (non per volontà dell'azienda, ma per ordine del giudice) nel marzo 2014, partendo da due diverse indagini relative allo stato ante e post chiusura gruppi a carbone:
a) studio scientificamente approfondito sui dati degli inquinanti rilevati dalle centraline ARPAL che evidenziano sostanziose riduzioni di diversi inquinanti;
b) ripetizione delle indagini sulla biodiversità lichenica che restituiscono un quadro di notevole miglioramento dei parametri di biodiversità anche con salti di ben due classi.
I risultati delle centraline ARPAL, correttamente analizzati, forniscono un esito "sensibilmente differente e sostanzialmente divergente" rispetto a quanto evidenziato nel documento ARPAL di Genova del 2018, allegato al verbale dell’Osservatorio regionale.
Infatti i dati raccolti dimostrano la sostanziale riduzione delle concentrazioni dei macroinquinanti maggiormente associati alla combustione di carbone, e cioè SO2 e PM2,5 nelle postazioni di misura collocate sottovento alla CTE (Vado L. via Aurelia e Quiliano mercato generale), ma non in quelle esterne all’area di ricaduta e/o interessate da sorgenti tipiche dell’ambiente urbano.
Le concentrazioni atmosferiche di anidride solforosa (SO2) si sono ridotte in modo eclatantesoprattutto a Vado L. (-69,42 %), ma anche presso SV Varaldo (-45,24 %).
La consulenza tecnica della Procura, utilizzando gli stessi dati delle centraline ARPAL, sconfessa dunque clamorosamente il documento ARPAL 2018 recante “non si osserva una diminuzione di entità significativa dopo lo stop dei gruppi a carbone della CTE”, documento peraltro sbandierato dalle difese degli imputati quasi ad ogni udienza di questo processo.
Un tale esito, al di là della sua rilevanza processuale, che verrà evidentemente valutata dal Giudice, solleva pesanti interrogativi su quest'ultimo studio ARPAL, su cui gli amministratori e i politici locali e regionali non possono evitare di confrontarsi.
All'udienza odierna dinanzi al Tribunale di Savona (Giudice Giannone; PM Milocco) il consulente tecnico della Procura dott. Stefano Scarselli ha illustrato gli esiti di una consulenza conferitagli nel 2019, producendo una relazione contenente la valutazione degli effetti dovuti alla chiusura dei gruppi a carbone sulla qualità dell'aria e sulla flora sensibile nel territorio circostante.
In particolare, da un lato, il consulente ha esaminato i dati registrati nelle rete di monitoraggio provinciale della qualità dell'aria ARPAL e, dall'altro, ha esposto gli esiti delle nuove misure di biodiversità lichenica (2019) effettuate in un congruo numero di stazioni già campionate nel 2012 per conto della Procura per realizzare un confronto scientifico ante e post chiusura dei gruppi a carbone avvenuta nel 2014.
Il CT della Procura ha innanzitutto riferito dell'esame del documento ARPAL del 2018 allegato al
verbale della riunione dell’Osservatorio Regionale salute-ambiente del 9 luglio 2018, documento che è stato reiteratamente citato dalle difese degli imputati nell'intento di dimostrare come non vi fossero state riduzioni significative degli inquinanti con la chiusura dei gruppi a carbone.
L'esame del documento ARPAL da parte del dott. Scarselli e delle specialiste Prof.sse Laura Tositti ed Erika Brattich dell'Università di Bologna (ausiliarie del dott. Scarselli) ha evidenziato innanzitutto i gravi limiti delle centraline utilizzate da ARPAL (anche in ragione della loro collocazione), oltreché l'inadeguatezza delle modalità con cui sono stati trattati i dati (aggregati mensili e non anche come giornalieri), senza considerare inoltre l' influenza dalla meteorologia.
Il dott. Scarselli ha confrontato i dati emersi dai rilevamenti dell'indagine del 2019 sulla Biodiversità lichenica con i dati dei rilevamenti effettuati prima della chiusura dei gruppi a carbone e gli esiti delle misure, ripetute nelle medesime stazioni a distanza di sette anni e a cinque anni dalla chiusura dei gruppi a carbone della CTE TP, hanno restituito un quadro totalmente mutatoevidenziando un sensibile miglioramento della situazione di biodiversità lichenica.
Questo notevole miglioramento avvenuto dopo la chiusura dei gruppi a carbone è stato particolarmente evidente nelle zone esposte alle ricadute degli inquinanti della centrale (con salti in positivo anche di due classi) mentre non si sono registrati miglioramenti nelle zone non esposte.
Il venir meno dell’effetto della maggiore sorgente di inquinamento della zona si è riflettuto in una significativa e misurabile riduzione del danno alla flora lichenica.
In una situazione di sostanziale invarianza dell’impatto dovuto agli altri fattori di pressione antropica ancora attivi nell’area, tale riduzione del danno si è espressa in misura rilevante solamente nelle zone di ricaduta delle emissioni della centrale; mentre, al contrario, nelle stazioni esenti dall’effetto delle emissioni della CTE (sopravento ai camini), non si è registrata alcuna variazione significativa della Biodiversità Lichenica.
I benefici più consistenti e apprezzabili a seguito della chiusura dei gruppi a carbone sono stati registrati nelle zone di massima ricaduta e cioè nelle stazioni del Promontorio di Bergeggi e di Valle di Vado. Particolarmente degno di nota, sia per consistenza e sia per il peculiare significato ambientale ed ecologico che riveste è il miglioramento riscontrato sul Promontorio di Bergeggi (area protetta e di pregio naturalistico ricadente nella omonima Riserva Naturale Regionale, nonché Sito di Interesse Comunitario) che ha registrato un incremento dell'indice di biodiversità lichenica di circa il 96%!
Il consulente precisa che la risposta positiva della flora lichenica registrata in questo sito, identificato da tutti i modelli previsionali applicati alle emissioni della CTE quale zona di massima ricaduta in termini assoluti, è dunque "macroscopica e incontrovertibile".
Nessun commento:
Posta un commento