Vico Equense. Se cadi sulla Raffaele Bosco - Vogue ora
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Vico Equense. Se cadi sulla Raffaele Bosco

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di Filomena Baratto

Vico Equense - Ieri pomeriggio, verso le 17, in via Raffaele Bosco, prima di arrivare a Bonea, c’è stato un incidente. Non conosco la dinamica dei fatti, ho visto sulla corsia sinistra un uomo riverso a terra, sanguinante, in attesa di soccorso. A quel punto, la fila di macchine rallentava. Un gruppo di persone faceva da cordone intorno al ferito. La strada era trafficata per l’incidente e per lavori in corso in più punti, soprattutto il tratto in curva dopo il supermercato. Lì manca del tutto il muretto di cinta, sostituito momentaneamente da transenne che sembrano stiano per cadere da un momento all’altro. Arrivata a Vico, dopo circa un quarto d’ora o forse più, non ho sentito alcuna sirena di ambulanza lungo tutto il percorso e per tutto il tempo che sono rimasta al centro. Non conosco l’epilogo dell’incidente, ma era tutto così surreale. Una volta c’era un ospedale e un Pronto Soccorso ma in periodo di pandemia il servizio è stato soppresso e in caso di necessità bisogna attendere che l’ambulanza venga da Castellammare, Sant’Agnello o Sorrento o non si sa. Non prima di quaranta minuti circa, se non ci sono inconvenienti, altrimenti i tempi possono anche allungarsi. In estate motorini e scooter affollano le strade, sfrecciano davanti alle macchine come calabroni ed è già tanto riuscire a schivarli. Incidenti come quelli di ieri accadono con frequenza, soprattutto per le stradine tortuose lungo i casali, dove non sempre sono rispettati i limiti di velocità.

 

Se il ferito fosse stato trasportato a Faito e da lì, via funivia, a Castellammare, o caricato in macchina e via mare trasportarlo in un ospedale vicino, avrebbe fatto prima ad arrivare all’ospedale. Può sembrare una fantasia ma è quello che si pensa in situazioni del genere per fare presto e salvare vite. Sappiamo anche che il ferito non va spostato, né toccato, lo vieta il protocollo di primo soccorso e solo per questo può sembrare fantasia. Non resta a questo punto che attendere. Non è ammissibile che si permetta la chiusura di un ospedale, in cui operano solo pochi reparti e si sopprima il Pronto Soccorso da sempre lì. Una città deve offrire servizi sia ai residenti sia agli ospiti. Non ci sono attenuanti o scuse che reggano nemmeno se il motivo è la carenza di medici. D’estate la penisola è una trappola: traffico bestiale, galleria bloccata per ore, ospedali inefficienti, mancanza di medici. Le persone non sono poi così sprovvedute. Ognuno prima di raggiungere una località verifica l’efficienza dei servizi che essa offre e nessuno sceglie un luogo privo di garanzie in questo senso. Trovare la soluzione non è solo auspicabile ma necessario. (Nella foto un tratto della via Raffaele Bosco)

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