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ReCommon : La vera transizione

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 Tratto da ReCommon

La vera transizione

Giusta, sostenibile e radicata nei territori, l’unica strada per un reale cambiamento

Da quando il governo Draghi si è insediato, creando un ministero per la Transizione ecologica, le grandi corporation italiane si sono tutte trasformate da causa della crisi – ecologica e non solo – a salvatori del Pianeta, impegnate nella costruzione delle molteplici soluzioni, in particolare quelle che verranno pagate dai miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Come da manuale, per il sistema capitalista ogni crisi diventa opportunità per perpetrare un nuovo ciclo di estrazione. E così anche questa volta, i milioni di morti causati dalla pandemia e il blocco di moltissime attività sono diventate occasione ghiotta per cooptare concetti come transizione, resilienza, rivoluzione verde da parte di un sistema incentrato sui combustibili fossili che si sta rigenerando, mantenendo intatta la struttura di potere, ma anche e purtroppo assicurando lunga vita alle fossili e in particolare al gas.

In poche settimane le promesse del Green Deal europeo e della transizione ecologica del governo Draghi si sono rivelate essere fumo negli occhi per chi aveva bisogno di sapere che ci sarebbe stato un lieto fine dopo la crisi in corso.

Per capire come costruire questo lieto fine è necessario spostare lo sguardo dalle promesse di governo e corporation verso ciò che davvero serve perché questa transizione non sia solo ecologica ma anche costruita assieme, giusta, equa e sostenibile.

Democrazia energetica, e non solo

L’accentramento è forse la caratteristica principale del sistema energetico fondato sulle fossili: Poche grandi corporation estraggono, producono, trasportano energia, decidendo il bello e il cattivo tempo. Sono loro a produrre le stime di domanda futura di energia, che vengono utilizzate per giustificare nuove infrastrutture. Sono loro a sedere ai tavoli di concertazione dove i governi e le istituzioni europee decidono le politiche energetiche, ma anche come utilizzare le risorse pubbliche. Costruire un sistema energetico distribuito e radicato nei territori significa riprendersi uno spazio di autonomia e decisionale, erodendo il potere e delegittimando queste grandi aziende che mettono il proprio portafogli – e quello dei loro grandi azionisti e investitori – prima del nostro futuro....,,,

I cittadini sono sempre un passo avanti alla politica, credono in una possibilità di crescita e di riscatto anche per la nostra terra
– Ester Satta – 
 

Crediamo che l’unica transizione possibile debba passare per un cambio del modello energetico e produttivo, in cui le comunità e i territori possano avere voce in capitolo. Serve una trasformazione radicale della società, ripartendo dal basso e dai territori, dalla definizione dei bisogni reali e non basata sulle proiezioni plasmate dalle stesse corporation che oggi controllano il mercato energetico, e non solo quello. 

Qui l’articolo integrale 

Noi di ReCommon

alle ingiustizie per innescare il cambiamento.

Crediamo in una transizione giusta e non solo ecologica, centrata sulla partecipazione attiva delle persone e sulla loro azione collettiva. E per raggiungerla ci impegniamo a segnalare gli abusi di potere e a controllare l’operato delle istituzioni pubbliche e delle grandi multinazionali.

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